Questo mese vi vogliamo presentare gli Ulfhednar. Una band black metal tutta nostrana che si sta facendo notare nel panorama di questo sottogenere estremo dell’heavy metal. Ma da dove deriva il loro nome? “Ai tempi dei vichinghi, gli Ulfhednar erano degli sciamani guerrieri che guidavano i clan durante le battaglie; usando la divinazione, riuscivano a trasformarsi in uomini-lupo e a lanciarsi sul nemico con tale violenza da non lasciare scampo”. E riesci a percepirla questa violenza quando assisiti ai loro live, sembrano proprio guerrieri col corpo dipinto di nero e ti pare quasi di vederla la pelle di lupo che li avvolge. Ma quale guerra combattono? “Cerchiamo di proporre alla gente la nostra idea di black metal: un genere cupo e tagliente che ben si intona con la realtà e con i sentimenti più negativi dell'animo umano”.
Loro vogliono raccontare l'altra realtà, la parte negativa, malata e insensata dell'animo umano, l’accettazione del non miglioramento e la staticità emotiva. Niente candore, niente gioia: sono gli Ulfhednar, è questo quello che gli interessa. E con tutta la ferocia che possono, le loro performance hanno il sapore degli antichi rituali vichinghi e loro canzoni sembrano proprio quei canti che precedono la battaglia, che ti fanno salire la rabbia. Una botta di adrenalina che ti rende molto più forte, non senti più il dolore e non hai paura di niente.
Il gruppo è nato col nome di Delirium Tremens, per un'idea del chitarrista e fondatore, Hevn, dopo aver conosciuto il cantante e cofondatore Eclipsis. Ma è difficile far avanzare un progetto se si trovano solo persone poco interessate o con pochi stimoli.

Quando finalmente hanno trovato un batterista, Cerberus, hanno deciso di cambiare il nome in Ulfhednar cosi da sancire una vera e propria rinascita. Dopo pochi mesi al basso arriva Dmitryus e da quel momento non si sono più fermati. E va bene va, ora che vi abbiamo svelato i nomi da lupo, vi diamo anche i nomi da uomo: la formazione include Manuel (chitarra), Michel (voce), Ivan (batteria), Matteo (basso), a cui si aggiungono Eleonora  (video ufficiali) e Flavia (foto ufficiali). Si stanno facendo strada, live dopo live. Tra i più emozionanti ricordano quello di Abruzzo e l’ultimo a Roma. Ma hanno già prodotto un demo ed ora si stanno preparando per andare a registrare il full length. All’orizzonte c’è un live al Rometal, un festival metal per band romane. “Al futuro guardiamo con trepidazione.  Abbiamo molto da dire – ci fanno sapere – e siamo pronti ad andare da qualunque parte. Non ci fermeremo”. Eh già, perché non è semplice fermarli: dopo tutto si dice che per uccidere un Ulfhednar bisognerebbe fracassargli la testa (sì, proprio come fareste con uno zombie!) quindi saranno i nostri fornitori ufficiali di inni di guerra ancora per molto ancora.

Seguiteli sul loro canale youtube https://m.youtube.com/channel/UChTSlCNHaaTXLKh0HzNSXkg e sulla loro pagina facebook https://m.facebook.com/delirium.tremens.urbisblackmetal/?ref=bookmark.  Azzurra Patriarca

Presente quando dei compagni di scuola si riuniscono al pomeriggio e cominciano a strimpellare diversi strumenti? Ecco, i Dharma Storm nascono così. Sei anni fa, quattro amici che neanche sapevano tenere gli strumenti in mano decidono di affittare una saletta per provare alcune cover rock, e muovendo i primi passi sono cresciuti insieme; fino a quando nel 2011 a due dei fondatori "Mingo" Nicholas Terribili (drum) e "Harry" Daniele Castagna (guitar), si sono aggiunti "Brandy" Marco De Angeli (voice), "Piece" Gianluca Lancianese (bass guitar) e "Bois" Dario La Montagna (keyboard).
Il loro genere è Metal. Punto. Proviamo a stringerli tra vari sottogeneri Symphonic/Folk/Heavy/Thrash, ma a loro le etichette non piacciono: gli piacciono invece le commistioni tra metal e sonorità diverse, incluse quelle di natura orchestrale, ottenute mediante tastiere o alcuni strumenti tipici delle orchestre sinfoniche. Per comporre melodie più elaborate caratterizzate da tappeti musicali profondi che riempiono tanto, e rendono i loro brani perfetti anche come colonne sonore.

Ma perché hanno deciso di chiamarsi così? Nella filosofia indiana con dharma si intende l’ordine universale, la legge religiosa e morale che ne deriva e i doveri a questa inerenti. Sì, però la loro è tutta un’altra storia! Appassionati della serie tv Lost, si lasciano incantare dal suono del nome Dharma quando si fa riferimento al misterioso progetto scientifico con base sull'isola. Per renderlo loro, però, aggiungono il sostantivo storm. Già, perché le sonorità delle loro prime composizioni erano piratesche e riecheggiavano l’atmosfera che si poteva respirare su un vascello nel mare in tempesta. Ma soprattutto perché loro “sono la tempesta nel cielo contro questo maledetto Stato", come scrivono in Jolly Roger: si esprimono contro il decadimento culturale del mondo che li circonda e invitano tutti ad aprire gli occhi e riconnettere il cervello, interrompendo così il blackout mentale a cui sembra essere rassegnato il genere umano, “soffocato dal dio Denaro”. E Jolly Roger, insieme a Blackout, saranno incluse nell’album – dal titolo top secret – in uscita a fine settembre. Tra i 10 brani, riproporranno anche Immortal Crew, un regalo che si sono fatti in cui ci chiedono di provare a vederla dal loro punto di vista per entrare nella ciurma degli immortali. Dopotutto, è di questo che si tratta: la vita è una strada verso l'immortalità, perché l’importante è lasciare qualcosa. E loro ci lasciano la musica, visto che non si muore finché si è nel cuore di qualcuno. Mica solo in Italia però, no no. Ambiziosi, i Dharma Storm. Il loro sogno nel cassetto? Lo stanno già vivendo. Allora hanno cambiato il cassetto perché gli sembrava troppo piccolo: molto meglio un armadio a quattro ante... per il momento! Sì, perché – ci avvisano – non ci sarà mai un punto di arrivo; è importante porsi obiettivi a breve e lungo termine, ma nessun limite! Eccolo il segreto per aggiudicarsi un tour europeo. Dal 17 al 23 ottobre, l’agenzia Brothel of Sound gli ha dato la possibilità di presentare il loro album esibendosi come supporter band dei Sailing to Nowhere, impegnati nella promozione del loro nuovo lavoro: da Roma (al Traffic), passando per San Benedetto del Tronto, arrivano a suonare in Olanda, in Belgio, due date in Francia e una in Svizzera. Torneranno? Se lo chiedono pure loro... staremo a vedere. Intanto, come tutti gli artisti, hanno bisogno dell’energia della loro fan base, del pubblico che li segue con calore e forma una grande famiglia. Ecco, quando Marco sparisce dal palco e riappare in mezzo al pubblico vuole dire proprio questo: tutti fanno parte dei Dharma Storm, tutti possono diventare immortali. Azzurra Patriarca

Spinti dalla voglia di far conoscere i propri pezzi e di confrontarsi con il giudizio del pubblico, Angelo Costantini (chitarrista) e Daniele Masci (cantante) hanno fondato circa sei anni fa un gruppo rock, i Colmena di cui sono ideatori e autori di tutti i pezzi. La band attualmente è composta da Angelo
(chitarra), Daniele (voce), Fabrizio Settimi al basso accompagnato nella parte ritmica da Emiliano Mosè e per finire Nino Bonanomi alle tastiere e Christian Flamini altro chitarrista dallo stile molto Floydiano. Li abbiamo incontrati per parlare della loro musica e delle loro canzoni,  davvero cariche di forte impatto emotivo e la prima domanda che ci è sorta spontanea è stata chiedergli il perché di questo nome. “Il nome Colmena nasce dal fatto che all’inizio suonavamo in un garage della periferia romana –racconta Angelo- composto da box adibiti a sala prove, che la gente per semplicità chiamava “l’alveare”, l’idea di alveare ci piaceva, e abbiamo optato per lo spagnolo che rendeva la parola più musicale”.
I Colmena si guardano molto intorno quando scrivono un testo, e quando gli chiediamo di scegliere un brano simbolo del loro gruppo, ci rispondono che la scelta è davvero difficile: “Sarebbe come scegliere un figlio in particolare, che si parli d’amore o di vita in senso lato tendiamo a cercare sempre il particolare che caratterizza tutto quello che ci circonda, quello che vogliamo trasmettere sono emozioni, ma anche spunti di riflessione, una canzone non può avere la pretesa di insegnare la vita, ma può essere un forte mezzo per fermarsi un attimo a pensare in questi tempi così avidi di momenti liberi”. I Colmena si considerano un gruppo profondo, ma anche leggero, come i pensieri che ci raccontano attraverso i loro pezzi in chiave molto personale, e a settembre come ci dicono, sono pronti a rilanciarsi alla grande organizzando serate ed eventi. Per ricevere aggiornamenti, basta seguirli su Facebook nella pagina Colmena e mettere mi piace! Per ascoltare i loro brani invece basta collegarsi al sito www.colmena.it in attesa del cd prossimo alla registrazione, che dire non ci resta che ascoltarli! A cura di Dalila Pica

Monju e Randagio. Sono loro i Good Vibes, una band emergente tutta nostrana. Un incontro casuale e una passione comune. I brani originali, venticinque tracce all’attivo per loro, sono frutto di una commistione di generi (elettrorock, ragge, blues, dubstep, pop, pop-elettronico, house), l’elettrofantasy lo definisce Monju. Otto le canzoni del loro primo cd targato Miralook Hearts, “Sognando s’impara”: tutti i sogni, o meglio quelli che sembrano sogni, portano ad una sola conclusione.
Da veri e propri neo hippie, il loro messaggio è ben preciso: l’amore sopra ogni cosa. Ecco perché concludono i loro concerti invitando il pubblico a fare l’amore: solo così può partire la rivoluzione contro tv e media che offrono modelli schematizzanti; solo così possiamo capire che c’è un’ alternativa possibile.
Vogliono far conoscere le loro idee agli altri: “ognuno ha una missione su questo mondo, per svilupparlo e smettere di sfruttarlo – dicono – e le nostre idee non sono frutto di creatività, ma viaggiano nell’etere e devono essere diffuse”. Proprio perché la musica non è per se stessi, il palco diventa il proseguimento del proprio corpo, del proprio essere. E il rapporto con il pubblico, il contatto diretto, è una bella soddisfazione: il coinvolgimento in prima linea è fondamentale per capire il gradimento e se almeno un pezzetto di messaggio è arrivato.
Il loro brano simbolo è “Generazione Q”. Parla della generazione dei giovani di oggi e delle successive, “quelle che sono rimaste fregate dal ’68” – dice Randagio – “e vivono la vita come una Q”: è un cerchio che non porta niente... o forse sì? Una via di fuga c’è: può portare a niente, ma può portare anche all’infinito. L’importante è vedere sempre il bicchiere mezzo pieno.
E loro l’amore l’hanno trovato? Randagio si sbottona: “Un po’ come Bukowski, per me l’amore si trova per pigrizia, perché lo ricerchiamo vicino, nel nostro ambiente, ma magari non riusciremo mai a trovare la nostra anima gemella... chissà dov’è?”. E poi si lascia andare a pura filosofia: di come sarebbe bello vivere come gli animali, senza pensieri... hakuna matata! “Allora sì – ci confida – che non esisterebbe neanche la mafia, che è sostenuta dalla nostra omertà, dalla nostra paura di perdere quelle cose che ci rendono schiavi.
Ma perché Good Vibes? Buone vibrazioni perché – mi chiedono – è vero o no che durante l’intervista mi hanno fatto fare un sacco di risate? Ma anche perché loro sono anti-musica-triste e anti-musica-che-lobotomizza. 
Quando gli chiedo a chi dedicano la loro prima grande fatica, Monju mi risponde: “Quale fatica? Daremmo la vita per vivere di musica. Dedichiamo il nostro primo lavoro a noi stessi. Solo se impariamo ad accettarci e ad amarci, siamo veramente capaci di amare il prossimo”.
Dopo avermi parlato delle loro collaborazioni, di “Pachamama”, inno alla Madre Terra frutto dell’incontro con Joe Intenso e Stone Cold, dell’avventura con Borz Elettroclown e con il rapper Pico (figlio di Enrico Ruggeri), della cover di “I love you Marianna” di Rino Gaetano elaborata con Manlio Calafrocampano, mi raccontano del progetto che si staglia all’orizzonte: la Miralook Hearts, in collaborazione con la Soleluna, distribuirà un tribute di Jovanotti targato Good Vibes.
E allora scatta la domanda. E i sogni nel cassetto? Loro nel cassetto non ce li vogliono tenere, sia mai che prendono muffa! Se li mettono nelle tasche del cappotto, ce li hanno sempre addosso, perché non sai mai quando ti capita l’occasione.
Potete acquistare i loro brani su ITunes e vi consigliamo di seguirli sulla loro pagina facebook. E se vorrete sentire quello che hanno da dire, potrete ascoltare le loro buone vibrazioni martedì 6 agosto al Malibù di Ladispoli. Azzurra Patriarca

È partita la prima estate al ritmo della musica live da Zanzibar, il primo Beach Pub del litorale romano. Per chi non lo avesse ancora intuito si tratta dell'ultima novità pensata dallo staff dello Stabilimento Six e strettamente e attentamente strutturata per dedicarci un stagione tutta nuova.
Ad attenderci in riva al mare un “pub on the beach” appunto, pronto ad ospitarci durante tutte le serate strutturate con Radio Zanzibar che ha preparato per noi un ricco calendario di ospiti da vero Live Music Festival!
Luglio e agosto promettono grandi serate e già si respira grande fermento ed attesa vista anche l'autorevole direzione artistica affidata a Franco Pierucci, che con più di 10 anni di esperienza nel settore vanta un curriculum di tutto rispetto. E infatti Radio Zanzibar risulta essere un elogio alla musica dal vivo, e non a caso gli spettacoli saranno  tutti a ingresso libero. Tantissime e interessantissime le band sbirciando tra i nomi in calendario, che sono state selezionate tra i migliori gruppi emergenti del momento e che arriveranno da tutta Italia. Avremo così l'occasione di ascoltare band del calibro dei Fluido Rosa, official Pink Floyd tribute band, Frati Battisti, Onde Roots con Bob Marley, Burning Bright in omaggio ai Doors, e ancora ISeiOttavi, band famosa per aver calcato alcuni dei più importanti palcoscenisci italiani dedicati alla musica live, e che ci regaleranno una serata dedicata alle più intense composizioni di Rino Gaetano, e ancora i Sunny Boys, all'attivo 3 dischi,  una partecipazione al Festival di Sanremo e quasi 10 anni di tour nazionali e internazionali al ritmo delle armonie vocali dei Beach Boys.
Ma queste sono solo alcune delle date che ci aspettano perché troveremo in realtà due appuntamenti settimanali con la musica dal vivo firmata Radio Zanzibar, uno dedicato a Band importanti a livello nazionale e uno dedicato a selezionate band locali, che avranno l'opportunità di esibirsi in uno spazio strutturato, organizzato e curato con estrema professionalità.

Un occasione unica per ascoltare musica live di ottimo livello, in una cornice unica e in un atmosfera originale e al di fuori degli schemi. Uno spettacolo di musica pervaderà questa prima estate a Campo di Mare che parte con una base organizzativa forte e un calendario esclusivo, senza limiti di genere e stile, ma che punta ad una crescita negli anni. Un opportunità per il territorio, un investimento coraggioso nella musica live, alla quale Zanzibar ha dedicato esperienza, progettazione e buon gusto. Per le nostre serate estive on the beach firmate Radio Zanzibar che certamente ci regaleranno grandi emozioni. Save the date!

Franco Pierucci non ha bisogno di presentazioni, ma vogliamo darvi la possibilità di seguire i tanti interessanti progetti che, quest’eclettico musicista attivo da più di venti anni nel panorama musicale romano, porta avanti.
La sua passione è la musica, da sempre. Studia chitarra classica, ma poi si specializza in chitarra moderna, chitarra elettrica e chitarra folk. E trasmettere quest’arte è una cosa che gli piace tantissimo. Infatti, tiene molto all’attività di insegnante: in programma l’esibizione di fine anno dei sui allievi a tema Beatles e, “a partire da settembre - ci racconta entusiasta - partiranno due corsi di gruppo (per principianti ma anche per chi ha già confidenza con lo strumento) presso il Centro Arte e Cultura”.

Attualmente Franco è il direttore artistico della rassegna musicale "Radio Zanzibar" presso lo ZanziBar (Lungomare dei Navigatori Etruschi - Campo di Mare), il primo beach pub del litorale romano. La definisce “la migliore programmazione musicale del litorale”: ogni venerdì di luglio e agosto, il meglio delle Tribute band affermate a livello nazionale, per otto serate all’insegna di buona musica, birra, sabbia e stelle. “Forse - ci svela - riusciremo a riservarvi qualche sorpresa. Intanto, invito tutti al concerto di apertura del 5 luglio con i Pomata Blues Ensemble”. Chi sono? Una big blues band che si ispira alle sonorità anni ’70 di Joe Cocker e delle rock band con sezione fiati: dieci elementi minimo, tra cui sax, tromba e trombone, composto da musicisti importanti (come Derek Wilson alla batteria) che, tra un tour e l’altro, si ritrovano per condividere questa passione e lui, naturalmente, è il chitarrista. Ci tiene a ringraziare il Six Beach e lo ZanziBar per l’entusiasmo e il notevole impegno profuso che, ne è certo, sarà premiato dal pubblico! Inoltre, ci fa  sapere che ci sarà spazio anche per le band emergenti locali con un mini-contest di due date (per info consultare la sua pagina fb).

Con grande trasporto, Franco ci racconta del duo acustico con Paola Canestrelli, cantautrice romana dalla voce potente e carismatica, semifinalista di X-Factor che collabora con Mogol e il Cet. Una collaborazione, la loro, che dura da 15 anni, proponendo brani originali e cover pop-rock. Prossima esibizione il 14 luglio al Caffè Rustichelli di Fiumicino (per le altre serate vi rimandiamo sempre alla pagina fb). Con Paola, porta avanti anche un progetto di musica popolare romanesca: dal coinvolgimento dell’attrice Francesca Targa sono nati i “Tre pinze... e ‘na chitara”! Una selezione di poesie, prose, musiche e manoscritti inediti dà vita ad uno spettacolo dal sapore unico in cui si alternano scorci narrati e interpretati della Roma sparita, per trascorrere una piacevole serata musicale, magari a bordo di un tram anni ’30. E poi ci sono i Drive, la tribute band dei R.E.M. Con loro, Franco-Peter Buck, intraprende un viaggio musicale dall’underground dei primi anni ‘80 al presente, riproponendo le performance live della band di Athens attraverso strumentazione originale e un look in stile.
Fiore all’occhiello del suo cv, la direzione artistica di ArteFactor, il concorso di canto giunto ormai alla 4° edizione: tutti invitati alla semifinale del 6 luglio presso il Malibù Beach di Ladispoli e alla finalissima in programma per agosto.
Il suo sogno nel cassetto è continuare a suonare e vivere di questo. Magari  affiancando al rock la musica brasiliana (CURIOSO, no?). D’altronde lui, alla musica, le ha donato l’anima e lei non può che ricompensarlo! Azzurra Patriarca

Questo mese sotto i riflettori ci abbiamo messo i Coffee & Cigarettes, una band tutta nostrana. Quattro elementi per un inconfondibile british sound: Claudio Sanfilippo (voce e chitarra), Walter Santu (chitarra), Paolo Rossi (basso), Stefano Venditti (batteria). Il gruppo prende vita nel 2009 su iniziativa di Claudio e Walter, che provenivano già da una tribute band dei Coldplay. E il suono made in England non l’hanno più abbandonato. Tante le esibizioni live e, serata dopo serata, conquistano il pubblico: in scaletta cover dei Beatles, dei Rolling Stones, degli U2 e, passando dal beat degli anni ’60 alla musica elettrica dei ’70 e ’80, propongono anche brani degli Oasis, dei Blur e dei Coldplay. Ma è il 2012 l’anno in cui si impongono nel panorama musicale romano. Il Crossroad Live Club li vuole sul suo palco e loro fanno quello che promettono. Alchimia pura: la gente balla e canta a squarciagola quelle che, dopo tutto, sono le hit degli ultimi 50 anni, le canzoni che hanno segnato generazioni intere e che continuano ad influenzare quelle nuove. Se siete dei fan avete perfettamente capito di che sto parlando, se invece non avete ancora avuto il piacere di ascoltarli, tranquilli, a giugno non mancheranno le occasioni per scatenarvi al ritmo Coffee & Cigarettes: il 15 per l’inaugurazione del Malibù Beach Bar di Ladispoli, il 20 per una serata all’insegna del brit pop-rock al Pub ’83 di Cerenova e il 28 in occasione dell’apertura del 00052 al Papeete di Ladispoli. Preso nota?
 E il dirompente quartetto ci prende gusto: non più solo cover. Ci consigliano di far partire il countdown, perché è in uscita il loro primo mini-album con sei tracce inedite. “Standing in silence”, il titolo. Claudio ha voluto condividere i suoi testi e melodie con il resto del gruppo: Paolo le ha prodotte, Walter arrangiate e Stefano ci ha messo tutta la sua energia. Sono come una famiglia, loro: passano insieme le domeniche, le feste e alla fine sono in contatto 16 ore al giorno. Eppure, ci svelano una CURIOSITÀ, litigano quanto si divertono, arrivando ad usare le litigate per scherzarci su! Nel loro cassetto dei sogni c’è un biglietto aereo… destinazione London! E più precisamente al nord-ovest di Londra, proprio lì al 3 di Abbey Road, per incidere negli studi di registrazione della EMI, e, naturalmente, farsi immortalare sulle strisce pedonali più famose del mondo proprio come i Fab Four. Let it be!  Azzurra Patriarca

Lo sentite anche voi questo ritmo che entra nelle vene? Sono i tamburi di Ismaila Mbaye, musicista senegalese che ha scelto una missione: essere testimone di una cultura che dietro le percussioni nasconde una grande filosofia.
La musica è senza ombra di dubbio la sua passione. Da piccolo, a casa, nella sua Isola Gorée, gli racconta la mamma, suonava su tutto quello che gli capitava... ci avrebbe scommesso che sarebbe diventato un percussionista: era nato con lo djembé in mano lui. E grazie alla sua intraprendenza, viene notato e selezionato per esibirsi con la Band del Kilimangiaro, nel contesto del bel programma di Licia Colò "Alle falde del Kilimangiaro".
Lui la musica la ama, certo, ma si capisce da come ti parla che c'è dell'altro. Perché gira che ti rigira il discorso torna sempre lì, sulla pace, sulla comprensione, sulla convivenza civile, sul prendere il buono da chi incontriamo senza dimenticare le nostre radici.
Ma la sua musica, un mix di ritmi tradizionali afro, tribal, afrobeat, etnici che si fondono con il pop, si fa puro mezzo per veicolare il suo messaggio di pace e positività. Che è proprio quello che chiede a Dio prima di iniziare a suonare.
Un cuore grande grande quello di Ismaila, che ha voluto investire sui bambini. Tutto ha inizio nel 1996 con una meravigliosa e toccante esperienza: con il suo primo gruppo ha partecipato ad un progetto di musicoterapia in una scuola francese per bambini con difficoltà nella comunicazione: grazie al linguaggio universale della musica, hanno creato un'atmosfera dalla giusta energia e, con grande emozione, sono riusciti a coinvolgerli. Da
qui arriva la sua vocazione e Ismaila diventa maestro di percussioni e di cultura africana per i bambini dai 6 ai 10 anni (per info ismaila_mbaye@yahoo.it).
E così sono i bambini a spiegare alle mamme che l'uomo nero non fa paura. È diverso, questo sì, ma ci spaventa perchè non lo conosciamo. Niente pregiudizi, quindi, niente ignoranza. Solo così, approfondendo la conoscenza l'uno dell'altro, si può arrivare a capire che ognuno di noi non è il centro del mondo. E allora sarà la pace, anche grazie alla musica. Questo è il suo sogno nel cassetto.
Domenica 25 febbraio 2013 Ismaila sarà al Cafe Latino, al Testaccio, con una serata Afrobeat. Noi non mancheremo e, andando alla scoperta di una musica che parla di Africa, ci faremo trasportare dal ritmo della pace.   Azzurra Patriarca

Vorresti stare a sentirli per ore i Phonic Culture Club. Tu, loro, la strada senza fine e intorno solo natura. Un sound dolce e una voce calda calda che ti trasportano lontano. La loro avventura inizia a Cerveteri alla fine del 2010: Tommaso Marcone (voce) ed Eugenio Nobile (chitarra) creano il duo acustico “Phonic Culture Club”, che ben presto allarga il suo organico: Daniele D’Ermo (batteria), Nadia Grasso (chitarra) e Riccardo Fabrizi (basso). Il loro genere trova le radici nel rock, ma sconfina nelle diverse forme con armoniosa disinvoltura. Una musica fatta di atmosfere intime, linee vocali malinconiche e trame vagamente slowcore.Dopo un’intensa attività concertistica, alla fine del 2011 la band entra in studio d’incisione per registrare il primo ep “Day By Day”, uscito ad aprile 2012. Un disco molto introspettivo, che potremmo definire un vero e proprio viaggio musicale, la colonna sonora perfetta per On the Road di Jack Kerouac.
Otto tracce assolutamente coinvolgenti, all’insegna della continua scoperta di diverse sonorità e sperimentazioni, un connubio ideale tra alternative, folk e post-punk caratterizzato da testi ricercati e profondi. Questa loro prima fatica è stata accolta con grande interesse dalle riviste specializzate e dagli addetti ai lavori. Con Gran Canyon (la mia preferita), partecipano alle fasi finali della XIV edizione del Rock Contest, il concorso riservato a band emergenti più longevo d’Italia e che, anche quest’anno, vede sfidarsi a colpi di live 36 gruppi provenienti da ogni parte d’Italia, selezionati tra oltre 600 iscritti.
Questi cinque ragazzi puntano sul passaparola e sull’interazione che caratterizza la rete per allargare le prospettive del progetto e gli orizzonti futuri: “Day By Day” è in free download sul sito ufficiale www.phoniccultureclub.com. Siete tutti invitati a seguirli su facebook perché accolgono proposte e suggestioni, collaborazioni e indicazioni, credendo molto alla possibilità di crescita attraverso lo scambio e la comunicazione tra le persone. Anche noi ci crediamo e apprezziamo particolarmente le occasioni di riflessione che i loro brani ci offrono.  Azzurra Patriarca

Per la bacheca dei talenti di luglio volevamo qualcuno di travolgente e di caldo, qualcuno dall’anima latina per una sferzata di energia e vitalità. Li abbiamo trovati, sono i KLC Clave Cubana e li abbiamo intervistati per voi. Tre ragazzi cubani (un dj, un coreografo-ballerino e un cantante) che, non appena hanno scoperto di avere in comune la passione per il canto e la musica, hanno messo insieme il loro talento riuscendo ad affermarsi nel panorama musicale latinoamericano. Dal 2003, Danel B., El Pachy y El Miky, questi i loro nomi, creano il loro stile, identificandosi per l’inconfondibile suono che mescola il reggaeton con i diversi ritmi latini come la salsa, la bachata e il merengue. Dopo aver conquistato Cuba e Argentina, si sono esibiti su vari palcoscenici italiani e di tutta Europa, dividendo la scena con figure di fama mondiale come David Calzado y La Charanga Habanera, Haila Mompie, Gente de Zona, NG la Banda, Tirso Duarte, Chagal, EddyK e tanti altri artisti. E il pubblico è impazzito!
Tutti testi originali ed inediti i loro, niente cover. Ispirate all’amore, alle donne e alle diverse vicissitudini dei rapporti in generale, le loro tracce sono caratterizzate da un ritmo irresistibile, un sound unico mixato dal dj, che crea degli insert di ritmiche micidiali per il dancefloor. Il loro album “Bandolera” è 100% alma latina. Oltre ad alcuni importanti brani già hit tra il pubblico sudamericano, come “Atrevete” o “La extranjera”, troviamo altre canzoni super movimentate: “Fiesta”, “Fuera de Control”, “Seduceme”, “Dale cintura”, “Blin Blin”, “Somos Cubanos”. Una CURIOSITÁ? La protagonista del videoclip della loro “Solo un momento”, girato per le vie di Roma, è Francesca Chillemi, Miss Italia 2003. È ufficiale: i KLC Clave Cubana sono los reyes del reggaeton & del salsaton! E voi tenetevi pronti perché inizia l’estate latina mas caliente d’Italia, tutta da bailar a ritmo di clave… rigorosamente Made in Cuba! Azzurra Patriarca

Questo mese abbiamo intervistato una “dual band” tutta made in Ladispoli: i PM&Mik. Chi sono? Michele Stoduto e Piermario Mete, classe 1993. Loro condividono tutto da sempre, fin dall’età dell’asilo. È da “Pier”, come lo chiama Michele, che è iniziata la loro avventura. Lui aveva scritto una canzone rap, ma gli serviva qualcuno che scrivesse un ritornello cantato. Così è nato il loro “rap melodico”: Piermario porta la sua vena rappettara, Michele il suo romanticismo alla Modà.
Da pochi giorni è uscito il secondo album, a loro, però, piace parlarne come del primo lavoro serio. Eh già, perché questo non è “casareccio”, ma c’è di mezzo un produttore di Santa Marinella. I brani sono inediti, tutti loro, niente cover: 12 tracce, tutte per emozionare. “Over Limits” parla di “vita, morte e amore”, come dice l’“Intro”, che spiega tutto: chi sono e qual è il messaggio che vogliono trasmettere. Il messaggio, sì, perché i loro contenuti sono veri e profondi. Con “Chi l’avrebbe detto, “Batticuore”, “Ma cosa ti è successo”, “Davvero” e “Cosa sarà” (Feat. Emanuela Perriello) raccontano d’amore, di storie finite per tutt’e due, di storie finite solo per uno, di storie che invece a finire non ci pensano proprio. E poi ci sono le dediche d’amore: quel romanticone di Mik con “Scusa se ti amo” e “Ora che ci sei” non ci lascia dubbi! Ma non solo. Contenuti profondi, abbiamo detto, che arrivano con “Senza soluzione”: con questo brano ci parlano della vita, con tutte le sue cose belle e le sue difficoltà, perché all’enigma della vita non c’è soluzione e dobbiamo ricordarci che non siamo padroni del nostro destino. Una storia a sé, ci svela Michele, è “Nel mio Cuore”: la canzone che dedica a Marco Patriarca, suo compagno di banco, scomparso due anni fa. Ma ci sono anche brani più leggeri come “Hey baby” o “La regina della serata”, una base dance, “bella carica” dicono, che parla ad una ragazza che è stata lasciata dal suo raga, ma non deve pensarci, anzi, deve andare a ballare e divertirsi senza pensieri.

Ora che, lo so, ho stuzzicato la vostra curiosità, posso dirvi che per acquistare “Over Limits” potete contattarli sulla loro pagina facebook. Questa prima fatica la dedicano alle loro famiglie, che li hanno sempre sostenuti, così come gli amici.  In arrivo: un canale youtube tutto dedicato a loro, i video delle canzoni e la possibilità di acquistare i loro brani su I-tunes. E poi vogliono approfittare dell’estate: esibirsi durante le feste in spiaggia, fare qualche serata e far conoscere il loro talento. Siamo tutt’orecchi!  Azzurra Patriarca

Incontriamo i Civico 23 In Quel Posto e alla fine del sound check ci fermiamo per qualche domanda prima della serata … come e perché si incontrano i Civico 23? lo scopo iniziale che ci prefiggiamo è quello di riuscire a suonare un genere in particolare, il rock progressive, la cosa in più che vorremmo fare è stupire chi ci ascolta, perché le “orecchie sporche” sono tante, e noi cerchiamo, con la nostra musica,  di pulirle un po'. La cosa che invece ci piace sottolineare, oltre alla musica, che è importante,  è lo sforzo di fare testi nostri, originali, ed  in italiano. Non ci interessa trattare temi di attualità, non è lo scopo della nostra musica. I nostri testi invece parlano di racconti, leggende, e un modo per fare musica del passato dandogli però un tocco di attualità, di modernità senza effetti, senza computer, con pennate di rock, metal e che noi abbiamo chiamato “New Vintage”. Inspirandoci a tanti gruppi gloriosi del passato come Genesis, Pink Floyd e italiani come gli Area e Banco del mutuo soccorso.

Al di là del suonare per il piacere di farlo, quale' il messaggio che volete far arrivare a chi vi ascolta e come nascono i vostri brani? Posso dirti che avendo scelto questo genere musicale, il progressive, che ti fa viaggiare con la testa, la musica è molto importante, molto curata e ricercata nell'esecuzione quindi c'è molta attenzione in questa fase. Non ci sono “strofe-ritornello” come nella musica italiana, il testo invece è quel qualcosa in più che completa la musica, e un po' la ciliegina sulla torta. Quindi tanta musica, poco testo, ma significativo  per permettere a chi ci ascolta di viaggiare con la mente. Nei nostri testi storie di città abbandonate, menestrelli, uomini alla scoperta di pianeti lontani, legati da un unica melodia corale.
Al di là della vostra giovane età cosa voglio fare i Civico 23 da grandi? A noi piace sempre rifarci al passato, tanti gruppi progressive italiani hanno fatto un successo magari anche con un solo disco e poi si sono sciolti, però loro sono rimasti e rimarranno sempre nel grande libro della musica. Noi ci speriamo in un successo che arriverà prima o poi anche perché abbiamo ancora tanto da raccontare anche con nuove sonorità. E poi in cantiere abbiamo tante location e contest dove farci conoscere e fare esperienza. 

Il tempo a nostra disposizione è finito i Civico 23 sono saliti sul palco e sono riusciti nell'intento di stupire… anche il loro disco è uscito… dovete solo trovarlo.