“Naturally sewed cases” è il motto di Fabric Up, un giovane marchio di custodie in cotone nato dal connubio creativo di una mamma e sua figlia. Nadia Scrocca ha sempre cercato di fare della creatività il proprio cavallo di battaglia: ha un’esperienza di circa 30 anni nel taglio e cucito, con un passato di creazioni fatte di costumi per il ballo da sala e il pattinaggio artistico, maglioni e accessori per bambini; tutto portato avanti credendo sempre nelle cose ben fatte e personalizzate. Se non la vedete in giro vuol dire che è in laboratorio a dare forma a qualche nuova idea. Claudia Crescenzi, creativa e sognatrice, in quanto figlia di una sarta è abituata a rocchetti, paillettes e scampoli di tessuto: ha in tasca una laurea in scienze della moda e del costume e la sua più grande passione è la fotografia; lei viaggia sulle rotaie arancioni di FabricUp unendo queste due passioni. La troverete spesso dietro l’obiettivo della macchina fotografica a scattare foto delle custodie oppure dietro lo schermo del computer a gestire i canali social di FabricUp.

Tutto, come spesso accade, è nato quasi per gioco un giorno che Nadia ha realizzato una custodia per Kindle per la figlia maggiore. La custodia ha riscosso successo e così Claudia ha lanciato la sfida: perché non creare una linea di custodie per prodotti hi-tech? Sfida accolta! Il passo successivo è stato quello di trovare un nome: FabricUp strizza l’occhio all’idiomatico “Suit up” (presente Barney in How I met your mother?), perché per loro le custodie sono dei mini vestiti, dei tessuti per conservare gli oggetti più cari. E per il logo? Nel cucito i fili svolgono un ruolo fondamentale e pertanto dare risalto a un rocchetto è sembrata la scelta più opportuna. Dai bozzetti di Claudia ha preso vita Bert, la mascotte ufficiale del brand. Con “Naturally sewed” hanno voluto giocare con il concetto di lievitazione naturale per raccontarci che tutte le custodie sono 100% handmade e uniche nel loro genere. Il tessuto utilizzato è, soprattutto, cotone in vari colori e fantasie, ma anche lino, canapa o seta: materie prime pazientemente ricercate e selezionate personalmente tra rivenditori e artigiani in giro per il mondo. Le custodie FabricUp sono prodotti sapientemente confezionati a mano in un piccolo laboratorio, proprio a Ladispoli, e trovare due esemplari identici è quasi impossibile perché la vision del brand sta nella personalizzazione: i clienti possono dare spazio alla fantasia e richiedere la realizzazione di prodotti modellati sulle loro preferenze ed esigenze; addirittura per loro è possibile richiedere degli oggetti tailormade ricavati da tessuti personali.

Vista la grande richiesta, Nadia e Claudia hanno deciso di diversificare la produzione: oltre alle custodie per tablet, e-reader, smartphone e computer, sono ora disponibili pochette, astucci e piccole borse. Sì, perché noi donne sappiamo quanto sono comode le pochette che riescono a contenere le mille cose da organizzare nella borsa, e lo hanno dimostrato bene quelle realizzate con il tessuto che raffigura Marylin: il loro best seller, praticamente sono andate a ruba! Ma FabricUp pensa anche agli accessori da uomo: sono il tessuto e i dettagli a fare la differenza. Anzi, proprio in occasione delle feste, il brand è uscito con una nuova creazione: il papillon. Anche se sapranno approfittarne anche le ragazze: per loro sarà decisamente più versatile, da utilizzare come fermaglio o come applicazione per un cerchietto.
Dove trovare le creazioni FabricUp? Potete acquistarle sul negozio online che hanno aperto su Etsy: www.etsy.com/it/shop/FabricUpCases, inoltre tengono a farci sapere che sono sempre raggiungibili via email all’indirizzo hello@fabricup.it. Per rimanere aggiornati sulle novità, eventi a cui partecipano (come la loro brand presentation di domenica 25 gennaio presso lo spazio Drhomedaria, per trascorrere un pomeriggio all’insegna di tessuti, the, e biscotti light artigianali), chiedere informazioni sui prodotti e interagire con loro, sarà utile seguire la pagina Facebook: www.facebook.com/fabricup. E chi è amante delle fotografie potrà andarle a trovare anche su Instagram come @fabricup. Infine ci invitano a visitare www.fabricup.it dove, ci assicurano, ne vedremo delle belle. Anche perché... it’s time to FabricUp! Azzurra Patriarca

Visto che Febbraio è il mese dell’amore, su questo numero abbiamo voluto presentarvi un progetto molto speciale: The Velvet Room. Ci siamo fatti raccontare il concept di questo marchio di loungewear artigianale d’ispirazione romantica ed ecofriendly dalla sua talentuosa mente creativa, Alessandra Di Ioia. Tutto inizia nel 2010, in un periodo in cui, non essendo assorbita dal lavoro, ha potuto dedicare il suo tempo creando qualcosa di bello: ha iniziato ad organizzare degli swap party, con l’intento di favorire la mentalità dello scambio (materiale e intellettuale) e del riuso. Erano molti i capi che i partecipanti portavano ritenendoli non più indossabili. E allora si è chiesta: “Perché non sfruttare questo principio anche per qualcosa che amiamo (e non vogliamo barattare!) ma che non possiamo più indossare trasformandolo in un capo di lingerie?”. In questo modo sono stati riutilizzati i materiali più disparati: dalle semplici tshirt alle gonne, da un copri divano ad un grembiule! E di trasformazione in trasformazione, le richieste hanno iniziato ad arrivare... così è nata l’esigenza e la voglia di creare una vera e propria collezione: EcoChic Project_Be a FanEthic. Alessandra ci ha preso gusto e, ben presto, ha festeggiato la nascita di The Velvet Room, di un posto segreto, morbido, invitante e sensuale proprio come il velluto, che propone seducenti creazioni dall’allure vintage. Perché se da bambina disegnava e creava abiti per le sue bambole, ora Alessandra vuole vestire le Donne. Tutte. I suoi capi, infatti, hanno una vestibilità molto buona e riescono a vestire anche due taglie, oltre, naturalmente, alla possibilità del su misura! Per le sue creazioni, si lascia ispirare da ciò che di bello trova in quello che vede e in quello che legge. A volte bastano alcune righe di letture classiche, guardare la natura e scovare particolari in giro per piccoli paesini o grandi città. Ma adora soprattutto gli album fotografici dei nonni in cui si ritrovano abiti che ora sembrano essere attualissimi. È proprio a questo sapore di antico, a questo sapore di delicatezza, qualità e praticità, senza mai tralasciare la femminilità, che i suoi capi rimandano.

Il suo è un brand sartoriale che fa dell’handmade, della qualità dei materiali e della personalizzazione al cliente il suo punto di forza. “L’handmade – ci spiega – è fatica, impegno, costanza e spesso non gode del valore che merita: ma creare dal nulla qualcosa che si materializza sotto i tuoi occhi è una soddisfazione senza prezzo.  Differenziarsi non è affatto semplice... capita spesso di pensare di aver avuto un’idea geniale e trovarla in un negozio solo qualche giorno dopo ad un prezzo stracciato. La forza, però, sta nella consapevolezza della qualità del prodotto, un capo sempre diverso e in edizione limitata,  e la fiducia nelle mie clienti che apprezzano l’amore che ci metto, la qualità della lavorazione, tessuti e rifiniture, il fatto che sappia ascoltarle e assecondare le loro richieste di personalizzazione, la possibilità di avere un capo che le renda uniche e che è stato fatto proprio per loro.  E quando le chiediamo perché proprio il loungewear, ci risponde: “per noi donne, conta molto l’ambivalenza tra ciò che è privato e ciò che vogliamo mostrare e dimostrare, sentendoci sicure di noi stesse: il mio sogno sarebbe quello di permettere ad ognuna di fare un percorso in questo senso, partendo dal sentirsi a proprio agio”. Dove trovare questi piccoli capolavori? In attesa dell’attivazione dell’e-commerce e della realizzazione di un proprio punto vendita, sicuramente è possibile fare le ordinazioni su www.thevelvetroom.it e poi potrete trovarli nei concept store più ricercati d’Italia. Ci siamo letteralmente innamorati di questi pezzi eleganti, retrò e scenografici, perché anche noi, come Bianca Balti, crediamo che, dopotutto, la lingerie sia l'unica cosa in cui si possa veramente osare, senza sfociare nel cattivo gusto. Azzurra Patriarca

“Chiamatelo amore, chiamatelo mal d’Africa… di sicuro è qualcosa di unico che probabilmente ha a che vedere col fatto che l’Africa è il luogo dove l’uomo è nato e, come dice Don Federico Tartaglia, il luogo dove l’uomo vuole ritornare. Il Malawi ti trascina in un vortice di sentimenti contrastanti. I colori e gli odori… tutto è all’ennesima potenza. Le persone sono accoglienti, i bambini ti sorridono e ti stringono le mani, affamati di contatto.”

Con queste parole le due volontarie del gruppo “Il nostro Malawi”, Viola Ponzi di Ladispoli (28 anni) e Alessia D’Ippolito di Roma (27 anni), descrivono la loro esperienza in Malawi.
Loro si prendono cura di “Sunrise”, un progetto di sviluppo e senza scopo di lucro che nasce dall’idea di avviare un piccolo laboratorio sartoriale vicino Mangochi, precisamente a Koche.

Nel contesto della fattoria Utawaleza, hanno ristrutturato il locale adibendolo a sartoria. Qui alcune ragazze del posto hanno frequentato un corso per confezionare abiti e accessori, a partire dal tipico tessuto malawiano: il chitenje. Un’iniziativa volta a fornire i mezzi necessari per l’apprendimento di un mestiere e la valorizzazione della dignità lavorativa e dell’autonomia, ma che, al contempo, vuole essere anche un piccolo incentivo al commercio locale.
“Servirà a qualcosa ciò che faremo? Il progetto andrà in porto?” Per ora possono solo farsi tante domande. “Ma – ci dicono – siamo fiduciose… e molto felici”.
Progetti futuri? Sunrise è un progetto che tende a svilupparsi per raggiungere l’indipendenza e l’autosufficienza lavorativa ed economica. “Le idee – ci spiegano – sono innumerevoli, le paure anche, perché questo vuol dire cercare di entrare in un mercato locale che vede delle difficoltà importanti, dove il valore della moneta continua a scendere vertiginosamente, dove il turismo è rallentato, dove la concorrenza è spietata”.
Ma loro non sono per niente arrendevoli: hanno presentato il progetto presso i lodge della zona (dove c’è maggiore movimento di persone e soldi) proponendo i loro prodotti. Perché per loro è importante che la sartoria sviluppi anche localmente (la difficoltà della distribuzione dei prodotti all’estero è immensa, soprattutto da un punto di vista economico), perché ci tengono ad essere una boccata d’aria prima di tutto lì, con il sogno nel cassetto di estendersi, un giorno, nella town.
 E la perseveranza paga. Il Makokola Retreat, il resort a cui puntavano, ha accettato i loro prodotti. Ovviamente questo ha portato un entusiasmo generale, ma anche una serie infinita di cose a livello amministrativo: hanno dovuto allestire cataloghi, codici dei prodotti, riassortimento. Un’altra notizia positiva è che ci sarebbe anche la possibilità di inserire l'Utawaleza come meta dei tour che organizzano per i turisti. Vi immaginate?
Ecco come si costruisce una storia di successo. Pang’ono-pang’ono (piano piano), credendoci e non mollando mai. Azzurra Patriarca

Nome: Francesca. Cognome. Schifano. Anni: 28. C’è lei dietro il marchio Basita. La passione per la moda, quella c’è sempre stata. Ecco perché sceglie di frequentare l’Istituto Tecnico Abbigliamento e Moda di Civitavecchia. E, schizzando figurini, scopre che disegnare le riesce proprio bene. Scuola di illustrazione dell’Istituto Europeo di Design per lei. Poi, viene naturale unire le due cose, no? Con le sue illustrazioni contagia accessori e tessuti, per un’arte irriverente e di denuncia sociale.

Vi basti pensare che, quando le ho chiesto quale fosse il soggetto più CURIOSO che avesse mai raffigurato, mi ha risposto: il sedere. Lei mette in discussione e ridicolizza i rapporti tra gli uomini e gli schemi che impone la società. Come i sentimenti d'amore ostinati o i rapporti di fiducia tra cittadini e politici, ma anche la fede e la relazione con Dio. Per l’ultima collezione, affascinata dall’equilibrio tra modernità e tradizione, si è fatta ispirare dal Giappone. Ningyo alternative a ricoprire borse, marsupi, pochette, valigie, ma anche zoccoli, cinture (comprese quelle per la chitarra) e collane. In morbida pelle, ma anche no. Da abbinare a t-shirt e capi davvero particolari. Molte delle sue creazioni, poi, nascono dal coinvolgimento dei suoi clienti, un mix di creatività per un prodotto ultra customizzato.


Progetti futuri? Un’estate tra eventi ed esposizioni, tra cui Mercantia di Firenze (16-20 luglio) e Tolfarte (3-5 agosto). E poi la collezione invernale: ci siamo fatti svelare che il tema sarà quello degli organi del corpo umano (supportandone la causa della donazione), così perfetti eppure così fragili, ma molto spesso non ce ne rendiamo conto e non ci vogliamo bene come dovremmo.

Dove potete acquistare i suoi capolavori? Sicuramente al suo Basita Lab Shop, a Civitavecchia, in Via Annovazzi 3. Correte prima che si avveri il suo sogno nel cassetto e riesca ad allestire il laboratorio