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Festival del Cinema di Roma: decima edizione. Tra giri di vita sul red carpet e promettenti novità.

La città eterna, immortalata in migliaia di fotogrammi, intrappolata in molteplici identità plasmate e riplasmate dallo scorrere del ...


La città eterna, immortalata in migliaia di fotogrammi, intrappolata in molteplici identità plasmate e riplasmate dallo scorrere del tempo, genitrice e figlia di indimenticabili storie di celluloide torna a cercare il proprio angolo di paradiso nella mecca dei festival e delle mostre che incoronano titoli, registi, attori e accrescono il potere delle lobby dell’industria dei sogni. Lo fa con un festival che, giunto alla sua decima edizione, cerca di aprirsi ad un “new deal” sotto la guida esperta di Piera De Tassis. Dal 16 al 24 ottobre il red carpet dell’Auditorium Parco della Musica, sarà attraversato da artisti e cinefili provenienti da ogni parte del mondo; curiosi, appassionati, addetti ai lavori porteranno in processione, dai lidi di Taormina e Venezia e avanti fino a Torino, l’icona di un settore in crisi ed in evoluzione, immaginifico e materialissimo che, forse, lontano dai fasti delle cerimonie di premiazione, dovrebbe provare a mostrare di più mettendosi meno in mostra ("Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare", diceva F.Fellini).

Una riflessione, questa, che Roma cerca di far propria, snellendo la struttura del Festival e puntando su sezioni parallele, accattivanti e dinamiche, a partire dagli “Incontri Ravvicinati” che vedranno protagonisti alcuni eminenti rappresentanti delle arti. A partire da Jude Law, Paolo Sorrentino e Todd Haynes, passando per Renzo Piano e Riccardo Muti, fino ad arrivare ai “duetti” dei consorti F.McDormand e J.Coen, dei colleghi C.Verdone e P.Coltellesi, dei talenti d’oltreoceano W. Anderson e D. Tartt (Il Cardellino, Rizzoli 2015), dei maestri del brivido W.Friedkin (L'esorcista) e D.Argento. Moltissimi gli omaggi e le retrospettive di questa edizione, in cui saranno ricordati: I. Bergman, F. Rosi, L. Brunuel, F. Sinatra, S.Corbucci, A.Hitchcock e F.Truffaut (attraverso la loro lunga e famigerata conversazione) nonché i contemporanei E. Scola, P. Villaggio e P. e V. Taviani. In programma anche delle retrospettive sulla carriera di P. Larrain e A. Pietrangeli senza dimenticare che il gusto, ai giorni nostri, si forma su elenchi, liste ed hit parade e, quindi, spazio a: “I Film della Nostra Vita” e ad una carrellata dei grandi successi Pixar. Le sezioni del concorso restano due (Selezione Ufficiale e Alice nella Città), accompagnate da una pre-apertura di quattro proiezioni-evento, tra gli spazi dell’Auditorium e quelli del Maxxi.

Ad inaugurare la Selezione Ufficiale c'è “Truth”, di J.Vanderbilt. Film che ripercorre l’esperienza in Vietnam di G.W.Bush, dai favoritismi ricevuti all’imboscata nella Guardia Nazionale; nel cast (e forse sul red carpet), tra gli altri, C. Blanchett e R. Redford. Sono diversi i titoli che, almeno sulla carta, sembrano portare nuova linfa al cinema ed al Festival: dal film di formazione russo "Little Bird" al dramma famigliare polacco “Le mie figlie”, passando per gli asiatici “The Whispering Star” e “Office” e atterrando al messicano “Distancias Cortas”. In questa sezione merita attenzione la scelta di portare di fronte al pubblico due coppie di opere che interrogano alcuni dei temi più importanti e dibattuti della contemporaneità: l’americano “Freeheld” e lo svedese “Girls Lost” per quanto riguarda il tema geneder; “Sport” (film di cortometraggi) e Faida (serie tv) rispetto alla questione israelo palestinese; nel primo, quattro registi e due troupe miste si confrontano sul tema dello sport nello scenario della Palestina odierna mentre la serie, cerca di ricostruire i termini del conflitto tra i due popoli.
Tra i documentari presenti nella Selezione, a stuzzicare maggiormente la curiosità sono: "Junun", di P.T. Anderson, viaggio in una zona dell’India a fianco di J. Greenwood (chitarrista dei Radiohead); "Monogamish", di Tao Ruspoli che, toccato da un divorzio da copertina con l’attrice O. Wilde, ripercorre con famigliari ed esperti le tappe dell’elaborazione del “lutto di coppia” e l’italiano “Registro di Classe - parte 1”, di G. Amelio. Un vero e proprio registro di racconti della scuola dell’obbligo dal nord al sud dello stivale.

Attesi a Roma anche “The end of the tour”, di J. Ponsoldt (con J.Eisenberg, J.Segel, M.Gummer), basato sull’intervista di cinque giorni che, nel 1996, la rivista Rolling Stones fece al compianto scrittore D. F. Wallace, all'epoca impegnato nel tour di presentazione di “Infinite Jests” (Einaudi) così come l’anteprima della seconda stagione della serie tv “Fargo” che, in pieno stile "True Detective", cambia radicalmente storia e personaggi pur mantenendo salda la struttura del racconto (della prima bellissima stagione). E se “Monster Hunt”, di R. Hul (direttamente dalla squadra di Shrek), promette di bissare il successo ottenuto al botteghino cinese puntando sul live action integrato all’animazione ed alla computer grafica, in collaborazione con la sezione Alice nella Città, arriva in Italia l’anteprima di: “Il Piccolo Principe”, trasposizione cinematografica d'oltralpe dell’amato romanzo di A. de Saint-Exupéry.

Spazio anche ai prodotti nostrani, con titoli e ritorni da tenere a mente: da S. Rubini a F. Bentivoglio, passando per “Alaska” di C. Cupellini e finendo ancora alla Roma di dei frame e dei ricordi in celluloide, con “Lo chiamavano Jeeg Robot” di G. Mainetti.
F. Truffaut, sosteneva che: "Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio; significa prolungare i giochi dell'infanzia". Così, prima di confrontarci sul dopo Festival che, quest’anno, segnerà anche l’attesa per una nuova edizione del Roma Fiction Fest, vi consigliamo di fare un salto nella Capitale per godere, anche se in maniera bislacca e un po’ distratta (come succedeva nei giochi d'infanzia), della magia del cinema.   Francesca Di Girolamo

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