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Le letture del mese di giugno 2014

Il peso della farfalla di Erri De Luca Erri De Luca non racconta una storia sul rapporto tra uomo e natura, né sul rapporto tra l’uomo e g...

Il peso della farfalla
di Erri De Luca

Erri De Luca non racconta una storia sul rapporto tra uomo e natura, né sul rapporto tra l’uomo e gli animali. Lascia emergere le reciproche peculiarità di due re, un uomo e un camoscio, ma sembra considerarli insieme, come fossero appartenenti ad una famiglia comune. Il destino di entrambi è vivere fuori dal branco. Il re dei camosci ha il suo rifugio, non mangia come gli altri, ciò che è “a portata di muso”, ma cerca sottoterra le radici e in alto il ciuffo di cima di larici e abeti, per godere dell’ultima linfa di vita dell’albero. L’uomo si tiene lontano dal villaggio, scende a far provviste una volta al mese, poi torna nel silenzio, lassù in cima, a farsi cacciatore, ad uccidere. La madre del re dei camosci è morta per mano sua. Così ha inizio il duello. Bestia solitaria l’uomo, creatura riservata il camoscio. Un filo li unisce al di là dei sensi e dell’istinto, perché in fondo “in ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove. Sono una quota sperimentale che va alla deriva. Dietro di loro la traccia aperta di richiude”. Non frutto di una lunga pioggia, ma di un’intensa grandinata di inchiostro. “Il peso della farfalla” condensa in 70 pagine l’odore del bosco, l’ammassarsi minaccioso di nuvole in un  silenzio compatto, un rivolo d’acqua che si lancia da una roccia scoscesa, una capanna attorniata da cataste di legna da ardere, un uomo e un camoscio, ognuno preda e cacciatore. Due specie diverse, la stessa incapacità di trasmettere, poi, il tocco leggero di una farfalla bianca che, pur nell’equilibrio del tutto, può comunque segnare la differenza tra vivere e morire. Fabio Paparella
 
Walden ovvero vita nei boschi
di Henry D. Thoreau

Circa 150 anni fa Henry D. Thoreau scrive Walden ovvero vita nei boschi, un opera dove l'autore compie il tentativo di trovare un punto d'incontro tra uomo e natura, ma diventando a sua insaputa il primo a teorizzare di decrescita. Sulle rive del lago Walden Thoreau si costruì una piccola casa di legno nel tentativo di distaccarsi dalla società in cui viveva, considerata troppo materialista in quanto volta a cercare sempre un utile da qualsiasi attività. Questa vita immersa nella natura dura due anni, due mesi e due giorni, e in questo tempo si presta a attività agricole per gestire le piccole necessità avendo imparato a gestire le priorità. Da qui in poi la vita dell'autore non è a contatto, ma pienamente immersa nella natura che lo porterà a vivere una “solitudine gioiosa”, fatta di contemplazione estatica della natura, di lunghi periodi di tempo dedicati alla meditazione distaccata e serena. L’anima ha bisogno di spazio, lo spazio che solo la natura può offrirci. Abbiamo bisogno di sentire il calore del sole, lo scorrere della pioggia, di respirare l’aria che la terra bagnata emana, di assaporare i gusti delle stagioni, il caldo dell’estate e il freddo dell’inverno. Attualissimo nonostante il secolo e mezzo dall'uscita di quest'opera. Davide Mele

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