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Prof come si dice church in inglese?

Intervista a quattro occhi con il prof/scrittore Simone Bulleri In questo numero vogliamo presentarvi Simone Bulleri, professore di...


Intervista a quattro occhi con il prof/scrittore Simone Bulleri
In questo numero vogliamo presentarvi Simone Bulleri, professore di filosofia, che con il suo libro ‘Prof come si dice church in inglese? Manuale di sopravvivenza al Liceo‘ ci racconta la sua scuola con grande umorismo. Perché di fronte a certe uscite non ci resta che “prenderla con filosofia”!
Parlaci un po’ di te…
Potrei dire così: sono un uomo che ama il buonumore. Il mio sogno è sempre stato quello di insegnare filosofia alle Superiori; merito di un professore alla ‘Attimo fuggente‘, incontrato durante l‘adolescenza, che mi ha mostrato la bellezza e la libertà di questo mestiere. Oppure -less is best?- potrei asciugare tutto così: ho 42 anni, sono toscano di origine e  laziale d’adozione.
Come è nata l’idea di scrivere un libro?
Postavo le mie avventure scolastiche da insegnante su fb, gli amici si divertivano, mi hanno incoraggiato. Poi la mia compagna, Nicoletta, ha pazientemente radunato tutto il materiale e un editore coraggioso, Sergio Tani della Books&Company, ha realizzato il sogno lanciandosi nel progetto con lodevole entusiasmo. Questo libro è volutamente umoristico. Credo infatti che, dove si ride, lì nasca qualcosa di importante, una nuova consapevolezza.
Quali sono i temi affrontati?
Il tema principe è quello del rapporto fra un adulto e gli adolescenti; sono un giovane professore che incontra i cosiddetti Nativi digitali, cercando di offrire loro i segni per orientarsi nel mondo delle Postverità e ricevendo, a sua volta da loro, preziosi input per capire la ‘New generation‘. Gli adolescenti di oggi sono meravigliosi, hanno solo bisogno di autenticità, di adulti che credano in loro e di un po‘ di spazio. Non dimentichiamocelo mai, sono loro il futuro di questo paese!
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Soprattutto lavorare in classe con i ragazzi sul pensiero dei grandi filosofi, riflettere sulla storia e mostrare come l’uomo sostanzialmente sia lo stesso da sempre, nonostante le protesi e gli apparecchi sempre più tecnicamente sviluppati.
Com’è il tuo rapporto con i ragazzi?
Per non rischiare l’agiografia bisognerebbe chiederlo a loro. Quando ho iniziato questo splendido mestiere ero un po’ fanatico, facevo lezioni molto frontali, peccavo di facondia. Beata inesperienza. Col tempo ho imparato a sottrarmi e a lasciare più spazio ai ragazzi, che devono essere sempre attivi durante la lezione. Oggi interloquisco sempre più. C’è un proverbio turco che rappresenta bene quello che penso attualmente dell‘insegnamento. Dice così: “Un buon insegnante è come una candela – si consuma illuminando la strada per gli altri”.
Qualche aneddoto particolare che vuoi condividere con noi?
È risaputo, a scuola ne succedono di cotte e di crude. Potrei raccontare di quel colloquio con la madre di un alunno che se ne uscì con un: “Professore, d’altronde mio figlio è ansiolitico”. Oppure di quell’alunno che, citando Pascal in un compito, invece di scrivere ‘esprit de finesse‘ scrisse ‘esprit de fitness‘, trasformando il celebre filosofo francese in un agguerrito personal trainer della Costa azzurra. E via deliziando.
Altri progetti all’orizzonte?
I progetti sono tanti, ma si sa: ars longa, vita brevis. A breve uscirà un mio racconto noir, nella raccolta Lucenera, per i tipi di Sensoinverso. Tuttavia l‘orizzonte più vicino è la promozione a tutto tondo di ‘Prof come si dice church in inglese? Manuale di sopravvivenza al Liceo‘, acquistabile sul sito bookseditore.it.
Sogni nel cassetto?

Un sogno molto concreto; e l’ha descritto bene qualcuno che adesso non ricordo (il prof che non ricorda fa sempre molto ridere i ragazzi): “non vedo l’ora di tornare in classe, il terreno solido dei banchi, il cielo di ardesia e gesso, le pareti tappezzate di studenti e domande”. E me lo auguro perché poter fare l’insegnante in questo paese oggi è diventato molto difficile, quasi impossibile. Un’ultima cosa, ringrazio sinceramente ‘IlCurioso‘ per la gentile attenzione accordatami. E… buona lettura a tutti!

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