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Roberto Serafini: un libro è per sempre

 Vogliamo raccontarvi del nostro nuovo incontro e presentarvi Roberto Serafini. Un amante del buon cibo e della buona musica, ma soprattutto...

 Vogliamo raccontarvi del nostro nuovo incontro e presentarvi Roberto Serafini. Un amante del buon cibo e della buona musica, ma soprattutto della forza delle parole, del rispetto della memoria, della fiducia in valori che possono cambiare il mondo. La sua attitudine alla scrittura la scopre tardi e come conseguenza alla passione per la lettura. “Quando leggi tanto – ci dice – alla fine, ti viene il desiderio di provare anche tu a raccontare delle storie, vere o di fantasia. Il mio primo tentativo, che è rimasto solo una bozza, è stato un romanzo storico, ambientato nel medioevo. Non so se riuscirò mai a terminarlo”.

Il piacere di scrivere, lui, ce l’ha da quando era piccolo, anche se non l’aveva mai sentito come un bisogno. Poi incontra Jozef Medový e l’esigenza di far conoscere a tutti la storia di questo personaggio è forte. "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto. In questa parabola si può sintetizzare la vita di don Giuseppe Medový, uomo saggio e pieno d'amore per il suo gregge, gancio saldo tra cielo e terra, tra l'amore per Dio e la dedizione amorevole e sempre presente verso la sua comunità parrocchiale. Un uomo che in molti ha lasciato una traccia indelebile, come in lui era l'impronta della mano di Dio. La vita di un uomo che ha insegnato e fatto breccia nella vita di molte persone, e anche nella mia. Ho voluto raccontare i momenti salienti della sua parabola esistenziale, alla luce soprattutto del nostro rapporto personale. Dal remoto paesino della Slovacchia occidentale, Smolenice, a Roma, la Città Eterna. Gli studi, l'impossibilità di tornare in patria a causa del colpo di stato in Cecoslovacchia e l'intera esistenza spesa per il bene e l'amore degli altri, nelle parrocchie italiane, campi da seminare con la parola di Dio e con il suo esempio di vita”.

E dopo la pubblicazione di "Jozef Medový. Un voto d'amore per amore degli altri" nel 2012, la sua penna non si è fermata. Da qui il passo verso il genere che più l’appassiona è stato breve. Nel 2014 viene pubblicato il suo primo romanzo di fantascienza, “Cyborg 1.0". Prima che il robot Nadine cominciasse la sua carriera da segretaria, Roberto ha immaginato un prossimo futuro dove i robot potessero far parte della nostra quotidianità e inserirsi sempre più nella nostra società, anche nell’ambito lavorativo. La sua Venus ha doti oltre ogni immaginazione, ma non può amare. Anche se l’autore è convinto che le macchine un giorno potranno amare ed avere dei sentimenti. O forse sarà l’uomo che troverà il modo di espandere le sue facoltà mentali fino a sembrare una macchina stile “Lucy” nel film di Besson?

Roberto si lascia ispirare “dalla realtà che ci circonda, da fatti realmente accaduti, da persone la cui vita merita di essere raccontata per non far morire, con essi, il loro ricordo, il loro vissuto. A volte invece ci può essere un’idea che aleggia nell’aria, ti entra nella testa e ti rimane dentro fino a quando, finalmente, la fai uscire dalla penna (o dalla tastiera del PC)”. Poi arriva la soddisfazione. “La soddisfazione maggiore è quando, dopo mesi di duro lavoro, passati principalmente a scrivere, rileggere, correggere, nei quali magari rinunci a vedere un film, a uscire con gli amici, a leggere altri libri che sono parcheggiati nella libreria, finalmente puoi tenere tra le mani il frutto del tuo lavoro. È quello il momento più bello, quando vedi che qualcosa che nasce dalla tua mente diventa realtà, diventa qualcosa di materiale, che puoi toccare e che inizierà a sua volta a vivere di vita propria. Per l’eternità. Perché un libro è qualcosa che rimarrà per sempre”.

E proprio con lo scopo di lasciare al per sempre una storia vera che valeva la pena raccontare, l’anno scorso ha pubblicato "Enza venturelli: Vi racconto il mio Cosimo Cristina". Una storia d’amore e professionale di un giovane giornalista siciliano, ucciso dalla mafia nel 1960, Cosimo Cristina. “Ho cercato di infondere nello scritto le emozioni e le sensazioni trasmessemi da mia zia Enza mentre mi raccontava la loro storia d’amore. Io ho solo prestato la mia penna ai suoi ricordi, scrivendo come fossi lei. L’idea è nata quasi involontariamente: fin da piccolo ho sempre saputo di questa storia senza però approfondirla mai sul serio. Da quando ho iniziato a scrivere, però, vedo le cose sotto un’altra prospettiva e penso che le storie interessanti dovrebbero essere scritte e raccontate da qualcuno”.

Grazie, Roberto, per aver dato voce a queste storie toccanti. Noi aspettiamo di leggerne ancora da te e continuiamo a seguirti su robertoserafini.it e sulla tua pagina fb serrob68. Azzurra Patriarca


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