Satiriasi: la Stand Up Comedy vm 18
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Un palco, un microfono, un’asta e 8 comedian: questa è Satiriasi, l’officina della satira. Per il 4° anno consecutivo, Filippo Giardina (il fondatore), Mauro Fratini, Francesco De Carlo, Daniele Fabbri, Velia Lalli, Pietro Sparacino, Saverio Raimondo e Giorgio Montanini si esibiscono presso la Locanda Atlantide di Roma: 10 appuntamenti (i prossimi saranno il 3 e il 17 dicembre alle ore 21), in cui i comici si alterneranno portando in scena monologhi dissacranti, ferocemente divertenti e rigorosamente inediti.
Non stiamo parlando di cabaret, signore e signori, piuttosto di una forma d’arte che rompe gli schemi della comicità italiana, introducendone, invece, una reale, sporca, ma dannatamente attuale. Una comicità irriverente e corrosiva, orgogliosamente vietata ai minori di 18 anni.
Satirarsi nasce nel 2009 dall’esigenza di una satira adulta, cinica, fatta da un punto di vista diverso: monologhi taglientemente divertenti su temi controversi quali pornografia, religione, incesto, cancro, alcolismo, tossicodipendenza, depressione, taglio e cucito. Ma, come ci spiega Filippo Giardina, ci sono delle regole da rispettare, scritte nel loro Manifesto.
Quella fondamentale è ricordarsi che la risata è un mezzo, non il fine: sviscerando quasi tutti gli aspetti di questa Italia distrutta culturalmente e moralmente, i comedian non si lasciano mai schiacciare dall’ansia di dover far battute sulle notizie dei quotidiani. Anche perché “se il pubblico è già d’accordo con quello che stai per dire, forse non c’è bisogno che tu lo dica”. E poi sono vietati i giochi di parole, i doppi sensi, i riferimenti a suocere, traffico, Rocco Siffredi e Maria De Filippi. Ogni artista è autore del proprio monologo, che ha una durata di 10 minuti circa (inizio, svolgimento e conclusione) e tratta un solo argomento.
Nessuno dei fantastici 8 si tira indietro dal dire, a viso aperto e senza mezze misure, quanto pensato, temuto, e subìto, perché qui la libertà di espressione, nel senso più puro del termine, non viene disattesa.
Questo il segreto del loro successo. Gli autori televisivi non possono più ignorarli (hanno partecipato anche a “un due tre stella” della Guzzanti), poi però è un continuo “ma che siete matti?”, “questo non si può dire”, “questo non si può fare”, “il pubblico non capisce”, … Ma noi ci auguriamo che i monologhi degli Operai della Satira continuino ad infettare la sedicente parte sana di questo nostro bigotto Belpaese. Azzurra Patriarca
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