Itinerari e Degustazioni
Salone del Gusto di Torino eTerra Madre e ritorno!
11:48
Si fa sempre un gran parlare dell'eccellenza dei prodotti enogastronomici italiani, dell'importanza del comparto agroalimentare, dell'agricoltura, del km 0. I sindacati agricoli, i politici, gli opinionisti, i telegiornali. Insomma a volte sembra quasi diventata una moda. Ci sbagliamo? Si e no. Perché in questo enorme frastuono che è la comunicazione moderna, c'è un gran mare fra il dire e il fare. Lo abbiamo visto e lo vediamo. Si parla di difendere l'agricoltura, ma poi le aziende agricole chiudono. Si parla di sostenere le produzioni, ma poi i fondi non arrivano dove dovrebbero. Le organizzazioni di categoria fanno un gran parlare, ma chi nella pratica dovrebbe occuparsi di aiutare i produttori a conquistare mercati potenzialmente disponibili, ma nella pratiche buratrico-commerciali complicatissimi da raggiungere?
Ma, e per fortuna c'è ancora qualche “ma”. Esiste un organizzazione per la quale il riconoscimento è unanime da tutto il paese e oltre. Si chiama Slowfood, ed il suo Patron si chiama Carlo Petrini. E' un visionario lui, di quelli che se li senti parlare quando i loro progetti sono ancora idee dici, “ è un idealista, un sognatore”. Io l'ho conosciuto personalmente e vi assicuro che è un illuminato, uno che grazie a quei sogni, e alla fede nei suoi ideali è rimasto con i piedi per terra più di chiunque altro. E ha portato Slowfood fino ai traguardi di oggi.
Il suo motto è “ attraverso il cibo si cambia il mondo” e il suo scritto più famoso rimane “Buono, Pulito, Giusto”.
Parliamo di un organizzazione che ha superato con il fare il dire. Ha fatto anche tanta buona comunicazione certo, forse più di chiunque altro, ma sempre seguita pedissequamente dai fatti. E passo dopo passo, ha costruito un vero impero. Ma questo impero, visto dai piccoli produttori, i contadini, gli artigiani del cibo, i tanti collaboratori, volontari e soci è un paradiso. È il tempio che spicca ad esempio per tutti. Che dimostra che attraverso le buone pratiche si può cambiare il mondo, che l'Italia può mettere in mostra il meglio di se e trarne un profitto, ma senza snaturare le proprie caratteristiche produttive. Immaginate, centinaia, migliaia di produttori, piccoli, medi, grandi, giovani e vecchi agricoltori, panificatori, cuochi, pasticceri e piccoli imprenditori del cibo messi in rete.
Una rete virtuale, che si regge sulla resistente tela delle idee, dei valori e delle buone pratiche produttive, una rete reale che presidia le produzioni in via di estinzione, le razze, i semi, le nostre tradizioni contadine e di trasformazione dei migliori cibi del territorio. Le organizza, le aiuta a strutturarsi, le mette in mostra in un Salone meraviglioso, il Salone del Gusto di Torino. Affacciati sulla finestra del mercato globalizzato, quello che fa tanta paura, quello che ha spazzato via molte tradizioni e culture, molte eccellenze enogastronomiche attraverso l'omologazione alimentare, quello che ora non fa più tremare le gambe a questi produttori. Che lo vedono con occhi nuovi, con gli strumenti giusti della conoscenza, della forza collettiva che si sprigiona da un idea giusta.
E questa non è la solita vecchia storia di competizione fra paesi sviluppati e in via di sviluppo, per difendere il mercato in un ottica di chiusura alla modernità. Proprio no. Qui si cavalca il dorso della tigre, come dice un proverbio cinese. Consci delle proprie peculiarità e consapevoli di quale sia il nemico da abbattere. Qui il conflitto sociale non esiste. Esiste il mondo, quello dei lavoratori e della gente per bene. Qui il piccolo si fa grande attraverso una rete sinergica, ma non perde la propria identità, che anzi è il proprio punto di forza. E a dimostrazione di ciò, da quest'anno Slowfood apre le porte, insieme a quelle del Salone del Gusto, anche di Terra Madre, il progetto di Slowfood, fuori dai confini italiani. Piccoli produttori di tutto il mondo uniti a quelli italiani in una grande battaglia per l'equità sociale, che passa per quella economica e culturale, che passa per il cibo. Valentina Vidor
L'alleanza con i produttori nel mondo
Con il suo orto di 400mq l’Africa è stata la protagonista del Salone, con i suoi prodotti, le storie delle comunità, le testimonianze dei tanti giovani che intendono riprendere in mano il futuro del continente. Mani che si stringono, idee che si confrontano, in mille lingue diverse. E 650 delegati provenienti da 95 Paesi del mondo hanno partecipato al VI Congresso Internazionale di Slow Food, discutendo di clima, sicurezza alimentare e biodiversità, nel mondo.
Il tempio del buon cibo
Ben 88.000 mq di esposizioni da tutte le regioni d'Italia di piccoli e medi produttori, produzioni recuperate, autentiche rarità, imprenditori del cibo locale, agricoltori e artigiani per incontrare i consumatori, i buyer italiani e stranieri, i giornalisti, i cittadini. Ben 220.000 visitatori italiani e stranieri, 16.000 partecipanti alle 56 conferenze, 8000 studenti e 3700 bambini. Tutto esaurito a Master of Food, Laboratori e Teatri del Gusto. Grande successo per l'enorme Enoteca e gli spazi dedicati alle Cucine di Strada.
Ma, e per fortuna c'è ancora qualche “ma”. Esiste un organizzazione per la quale il riconoscimento è unanime da tutto il paese e oltre. Si chiama Slowfood, ed il suo Patron si chiama Carlo Petrini. E' un visionario lui, di quelli che se li senti parlare quando i loro progetti sono ancora idee dici, “ è un idealista, un sognatore”. Io l'ho conosciuto personalmente e vi assicuro che è un illuminato, uno che grazie a quei sogni, e alla fede nei suoi ideali è rimasto con i piedi per terra più di chiunque altro. E ha portato Slowfood fino ai traguardi di oggi.
Il suo motto è “ attraverso il cibo si cambia il mondo” e il suo scritto più famoso rimane “Buono, Pulito, Giusto”.
Parliamo di un organizzazione che ha superato con il fare il dire. Ha fatto anche tanta buona comunicazione certo, forse più di chiunque altro, ma sempre seguita pedissequamente dai fatti. E passo dopo passo, ha costruito un vero impero. Ma questo impero, visto dai piccoli produttori, i contadini, gli artigiani del cibo, i tanti collaboratori, volontari e soci è un paradiso. È il tempio che spicca ad esempio per tutti. Che dimostra che attraverso le buone pratiche si può cambiare il mondo, che l'Italia può mettere in mostra il meglio di se e trarne un profitto, ma senza snaturare le proprie caratteristiche produttive. Immaginate, centinaia, migliaia di produttori, piccoli, medi, grandi, giovani e vecchi agricoltori, panificatori, cuochi, pasticceri e piccoli imprenditori del cibo messi in rete.
Una rete virtuale, che si regge sulla resistente tela delle idee, dei valori e delle buone pratiche produttive, una rete reale che presidia le produzioni in via di estinzione, le razze, i semi, le nostre tradizioni contadine e di trasformazione dei migliori cibi del territorio. Le organizza, le aiuta a strutturarsi, le mette in mostra in un Salone meraviglioso, il Salone del Gusto di Torino. Affacciati sulla finestra del mercato globalizzato, quello che fa tanta paura, quello che ha spazzato via molte tradizioni e culture, molte eccellenze enogastronomiche attraverso l'omologazione alimentare, quello che ora non fa più tremare le gambe a questi produttori. Che lo vedono con occhi nuovi, con gli strumenti giusti della conoscenza, della forza collettiva che si sprigiona da un idea giusta.
E questa non è la solita vecchia storia di competizione fra paesi sviluppati e in via di sviluppo, per difendere il mercato in un ottica di chiusura alla modernità. Proprio no. Qui si cavalca il dorso della tigre, come dice un proverbio cinese. Consci delle proprie peculiarità e consapevoli di quale sia il nemico da abbattere. Qui il conflitto sociale non esiste. Esiste il mondo, quello dei lavoratori e della gente per bene. Qui il piccolo si fa grande attraverso una rete sinergica, ma non perde la propria identità, che anzi è il proprio punto di forza. E a dimostrazione di ciò, da quest'anno Slowfood apre le porte, insieme a quelle del Salone del Gusto, anche di Terra Madre, il progetto di Slowfood, fuori dai confini italiani. Piccoli produttori di tutto il mondo uniti a quelli italiani in una grande battaglia per l'equità sociale, che passa per quella economica e culturale, che passa per il cibo. Valentina Vidor
L'alleanza con i produttori nel mondo
Con il suo orto di 400mq l’Africa è stata la protagonista del Salone, con i suoi prodotti, le storie delle comunità, le testimonianze dei tanti giovani che intendono riprendere in mano il futuro del continente. Mani che si stringono, idee che si confrontano, in mille lingue diverse. E 650 delegati provenienti da 95 Paesi del mondo hanno partecipato al VI Congresso Internazionale di Slow Food, discutendo di clima, sicurezza alimentare e biodiversità, nel mondo.
Il tempio del buon cibo
Ben 88.000 mq di esposizioni da tutte le regioni d'Italia di piccoli e medi produttori, produzioni recuperate, autentiche rarità, imprenditori del cibo locale, agricoltori e artigiani per incontrare i consumatori, i buyer italiani e stranieri, i giornalisti, i cittadini. Ben 220.000 visitatori italiani e stranieri, 16.000 partecipanti alle 56 conferenze, 8000 studenti e 3700 bambini. Tutto esaurito a Master of Food, Laboratori e Teatri del Gusto. Grande successo per l'enorme Enoteca e gli spazi dedicati alle Cucine di Strada.
0 commenti