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Dopo la Guerra e Cuori Puri: le opere prime italiane a CANNES

DOPO LA GUERRA, ZAMBRANO: «RACCONTO A CANNES UN TERRORISMO MAI VISTO» Applausi per l'opera prima della regista, presentata ieri nella...



DOPO LA GUERRA, ZAMBRANO: «RACCONTO A CANNES UN TERRORISMO MAI VISTO»
Applausi per l'opera prima della regista, presentata ieri nella sezione Un certain regard. Nel cast Giuseppe Battiston.


La stagione buia del terrorismo e quel che resta dopo: a raccontarla da una prospettiva inesplorata è una talentuosa regista che all'epoca dei fatti aveva 6 anni, "i miei genitori mi dicevano di fare attenzione in generale, ma niente di più, con quel clima dovevi convivere", dice Annarita Zambrano che con il suo film d'esordio Dopo la guerra è in concorso a Cannes, a Un Certain Regard.

Il film affronta un caso inventato ma potenzialmente simile a tante storie note, a quella di Cesare Battisti ad esempio, o alle decine di fiancheggiatori o terroristi rifugiati in quegli anni nell'accogliente Francia di Mitterrand.MYmovies.it

Giuseppe Battiston è Marco, ex militante condannato per omicidio e rifugiato in Francia dove ha trovato asilo. Mentre a Bologna nel 2002 la protesta contro la riforma del lavoro, la legislazione dell'art.18 esplode all'Università e viene ucciso un giusvalorista (riferimento a Marco Biagi), vecchie ferite politiche tra Italia e Francia si riaprono. Il film uscirà nelle sale italiane in autunno.
(fonte mymovies)




UN'OPERA PRIMA INTENSA, SCHIETTA E CARICA DI UN REALISMO CHE SI FA CINEMA AD OGNI INQUADRATURA.

Agnese compie i diciotto anni mentre vive con una madre molto devota e frequenta la parrocchia locale dove sta per compiere una promessa di castità fino al giorno delle nozze. Stefano ha venticinque anni, un passato difficile e un presente in cui deve cercare di conservare l'incarico di custode di un parcheggio che confina con un campo rom. La sua famiglia sta per essere sfrattata e ha bisogno del suo aiuto. Il loro incontro farà nascere un sentimento speciale che implica delle scelte importanti, in particolare per Agnese.

Era da tempo che non compariva sugli schermi un'opera prima così intensa e così carica di un realismo che si fa cinema ad ogni inquadratura.

A partire dall'inseguimento iniziale: una corsa in cui Stefano, addetto al controllo in un centro commerciale, insegue Agnese che ha rubato un cellulare di scarso valore. È il loro primo incontro ma non è l'inizio di un idillio. È solo il prologo di un percorso irto di ostacoli. Perché il microcosmo che li circonda non è loro di aiuto. De Paolis si libera da tutti i presunti doveri del politically correct, quelli per intendersi, che fanno gridare allo scandalo gli ipocriti che vorrebbero dipingere la realtà così come non è. In questo film i rom non sono tutti buoni così come gli sfrattati non sono solo vittime e le buone intenzioni non necessariamente conducono a quella Verità che potrebbe farci liberi.

Agnese è chiusa in una gabbia che non ha pareti ma che, grazie a una madre ossessionata da una religiosità pervasiva, la rinchiude apparentemente senza via di scampo. Questo senza che ci sia la necessità di rappresentare l'ambito parrocchiale come un luogo retrogrado e conservatore. Don Luca è un sacerdote che crede sinceramente a ciò che propone ai ragazzi, ne conosce le difficoltà in senso generale ma non entra mai in una dinamica di comprensione del singolo se non per una reprimenda sul furto.

D'altro canto le sirene del sottobosco malavitoso fanno ancora sentire il loro richiamo a Stefano. I due però hanno la forza (e la straordinaria interpretazione di Selene Caramazza e Simone Liberati ce ne offre con grande adesione ogni minima sfaccettatura) di conservare quella pulizia interiore che va oltre la conservazione di una verginità fisica. I loro sono cuori puri perché hanno già sperimentato gli ostacoli di una società che, con una metafora efficace anche sul piano visivo, vorrebbe 'parcheggiarli' al limine di una società complessa e potenzialmente pericolosa. Agnese guardata a vista da una gentile ma ferrea carceriera e Stefano costretto a fare la guardia mentre chi gli si propone come amico lo vorrebbe ladro. De Paolis li segue con uno sguardo partecipe illuminando lo schermo con squarci di vita. Recensione di Giancarlo Zappoli (fonte mymovies)

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