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L'Atletico Ghiacciaia

di Alessandro Benvenuti Dal 04/04 al 21/04 al Teatro dell'Angelo. È una calda e umida notte di fine ottobre in un paese della provin...

di Alessandro Benvenuti
Dal 04/04 al 21/04 al Teatro dell'Angelo.


È una calda e umida notte di fine ottobre in un paese della provincia toscana, e l'ora tarda fa si che si avvicini l'orario della chiusura del bar. Ma il diciottenne barista e l'ottantenne Gino hanno poca voglia di tornare a casa e si fanno compagnia con i ricordi  rabbiosi e franchi dell'ottantenne. Gino in questa notte è un baule da scardinare, è un fiume in piena che trova sponda nei dialoghi con il giovane barista che ammira l'ardimento e la fierezza del ricordo. È tardi, il bar chiude ma i ricordi e la nostalgia rimandano ad un campetto di periferia dove molte decine di anni prima giocava la squadra locale dell’Atletico Ghiacciaia, simbolo di una romantica concezione del calcio che l’avvento massiccio della televisione ha deformato in un prodotto industriale da forzati del look. Alessandro Benvenuti (Gino) torna ad indossare i panni di questo personaggio leggendario, “anziano pensionato logorroico, ammorbato da collera velenosa contro tutto e tutti”. Gino è un solitario, burbero e sognatore, di cuore ma al tempo stesso dalla scorza ruvida, che è stato attore e spettatore della vita stereotipata del suo paese, e tanto gli basta per esprimere denunce, ricordi, e crociate contro le ingiustizie di un mondo che è stato ladro e birbone, e pertanto si merita improperi e imprecazioni.
Sul palco non assistiamo  ad un unico racconto, ma a micro storie che nascono come le foglie di un albero e su i cui rami muovendoci troviamo la rivalità calcistica che è ben più viva dei più blasonati derby di serie A, la politica che ha tradito le attese più limpide, la tivù che mostra e inganna un paese di carta che non esiste, fino all'eterno scontro tra i  Ghunter e i Sunther. Ed è la più schietta sincerità debordante del nostro protagonista che porta lo spettatore ad una risata aperta e solidale. È infatti difficile non entrare in sintonia con lo spirito acre dell'exGiancattivo che interpreta ma non più di tanto, perché in fondo Gino gli appartiene in quanto portatore della propria toscanità, sopratutto per aver assunto sul corpo di attore le caratteristiche fisiche e caratteriali di Gino. Di questa opera teatrale apprezziamo l'ironia e l'intelligenza di un personaggio (Gino) nato ormai più di dieci anni fa, ma sempre attuale e attualizzato, ma non è uno spettacolo sulla nostalgia, piuttosto su come un uomo può diventare una pila atomica.   A Cura di Davide Mele

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