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Caduto fuori dal tempo, di David Grossman

Il nuovo libro di David Grossman non è per tutti. Sfogliatelo, rubate qualche riga con gli occhi: sarà lui a scegliervi, non viceversa. No...

Il nuovo libro di David Grossman non è per tutti. Sfogliatelo, rubate qualche riga con gli occhi: sarà lui a scegliervi, non viceversa. Non è neanche un libro di cui si può parlare, non ha trama, non ha genere. E’ un non luogo, la porta per una dimensione altra, lontana, mistica. E’ un atto d’amore estremo, l’opera più generosa e densa che io abbia mai avuto tra le mani, e vi confesso che è il primo libro che ho letto con gli occhi lucidi sin dalla prima parola. “Devo andare”, dice un padre che ha perso suo figlio. Andare da lui, dovunque sia. Non si può scrivere della morte se non con la forma letteraria più vicina al silenzio, la poesia. E allora chiamiamoli versi, quelli che raccontano di questo viaggio impossibile verso il tentativo di trovare un modo per incontrare ancora chi è perduto per sempre, chi è caduto fuori dal tempo. Non c’è un Laggiù, ci dice Grossman. Ma se ci si va? Se un uomo ci va? Come in un coro di voci sofferenti e coraggiose, altri personaggi con la stessa perdita nel cuore si uniscono al padre. Una danza di anime marchiate a fuoco, condannate al ricordo. “Chi perde un figlio è immancabilmente donna”, dice questo uomo che cammina senza sosta, perchè il dolore ha creato un vuoto dentro di lui, come un utero che protegge e nutre quel che rimane del figlio. Io credo che David si sia alzato veramente da tavola, una sera, e abbia detto veramente a sua moglie “Io vado, vado da lui”, e che poi sia uscito di casa pronto a camminare per mesi in cerca del luogo in cui avrebbe potuto rivedere suo figlio Uri, morto nell’estate del 2006 nel sud del Libano a vent’anni, durante la guerra israelo-libanese. E credo che dopo aver camminato, sia rientrato in casa e si sia messo a scrivere. E che questo libro, questo dono che ci ha fatto, sia quel Laggiù. Uri è tra quelle righe. Uri è in ognuna di quelle parole e questo paradosso è così enorme che è difficile sostenerne la lettura. “È solo che il cuore mi si spezza, tesoro mio, al pensiero che io... che abbia potuto... trovare per tutto questo parole”. Presuntuosamente vi dico che non c’è niente di più bello di questo libro, che voi possiate regalare a chi amate.  A cura di ERIKA SILVESTRI

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